Killing Me Softly – Alfa Romeo GTV 2.0 Twin Spark

I heard she sang a good song, I heard she had a style.
And so I came to see her and listen for a while.
And there she was this young girl, a stranger to my eyes.

(Killing Me Softly, Frank Sinatra)
GTV 1

La produzione dell’auto, nome in codice 916, è iniziata nel 1995 ed è andata avanti fino dieci anni dopo, quando hanno deciso di sostituirla con la Brera. Diverse le motorizzazioni – dal 1.800 fino al V6 3.2 – e molti i restyling che, nel corso degli anni, hanno caratterizzato la coupé del Biscione, utilizzata molto anche per le corse. La nostra è una delle 6.386 Gtv 2.0 Twin Sparks uscite dalla fabbrica nel 1996.

Io so che tu sai che è una Fiat. Io so che tu sai che anche io so che se non c’è la trazione posteriore non è un’Alfa. Di luoghi comuni si può anche morire. Con la Gtv, questo è certo, non si muore di noia.

Ed è una sorpresa, per chi – come me – l’ha vista sempre da lontano. Come una ragazza dei quartieri altissimi: affascinante, elegante e ricercata. Però a trazione anteriore, “straniera”, diversa. Appartenente a un mondo diverso e troppo contemporaneo, che bada alla dura realtà del presente, della superficie, del profitto e sembra rinnegare la poesia, eco del glorioso passato. Un mondo falso e cortese che non potresti non sentire in conflitto col tuo.

Se ti capita di conoscerla, però, ti accorgi che non è per niente così gretta e sciocca. Ti devi ricredere e farlo alla svelta. Lei oltre che bella, sa essere anche ruggente e, a modo suo, struggente.

Innanzitutto la linea dell’auto, figlia della matita dell’ingegnere Giuseppe Fumia – lo stesso della 164 ma anche della Maserati 3.200 GT – che ne ha realizzato il modello per conto della Pininfarina. Bella, dunque. L’ho già detto. Anzi dirò: bellissima. Non lo può negare nessuno, nemmeno il più intransigente purista del marchio. Coupé significa tagliato, magari di netto. La Gtv, con quella coda tronca che ha, lo è, ed è perfettamente proporzionata. Piccola, quindi, ma elegantissima.

Dentro, riprende l’idea del Duetto. Cioé di due soli posti. Quelli di dietro sono praticamente inutili. La visibilità è ridotta al minimo indispensabile: anche per il guidatore è difficile vedere bene cosa accada dietro la sua stessa macchina. I sedili in pelle (anteriori, sia chiaro) avvolgono il pilota attorno a cui gira tutto: le finiture a cannocchiale da cui spuntano l’indicatore del livello della benzina, quello della temperatura del motore e, al centro, l’ineffabile e inutilissimo orologio a lancette. Roba demodé già ventitré anni, quando la nostra auto lasciò la concessionaria. Erano tempi in cui la Fiat lesinava fino all’ultimo centesimo, o non ci badava troppo a certi dettagli e, purtroppo, si vede. Anche per le banalità come i comando al volante: per azionare frecce e fari occorre che la mano debba “scendere” giù fino al sottoscala del volante, sperando che la freccia nel frattempo non si sia fulminata.

Il posto di guida è sempre basso ma la visuale risulta giusto un po’ più alta rispetto alle “classiche” Alfa Romeo e forse questo è un po’ un difetto per i più ortodossi. Al passeggero, che invece è escluso da ogni postazione e da ogni comando resta poco da fare e, forse, anche da vedere data la scarsa visibilità anteriore e laterale. Questa è un’impostazione sportiva, non si può negare.

Il bello della Gtv è quando ti ci metti al volante. Sei convinto, dai tuoi pregiudizi, di accendere il motore a una Tipo mascherata. Lei ti costringe immediatamente a cambiare idea. Il motore canta generoso; sa essere davvero reattivo, ha un allungo convincente. Ti aspettavi (e forse le tue pigre certezze lo speravano…) un’auto stanca e svogliata, comunque ordinaria: scopri invece che è tutto tranne questo. Il cambio è preciso e affidabile; la tenuta di strada, nonostante (da ferma) la vettura accusi una corsa che pare ridotta dello sterzo, è ragguardevole. Non si schioda di un centimetro dalla traiettoria. La Gtv imbocca le curve con precisione e non perde né stabilità né grinta. Sui tornanti, come in strada, è divertentissima.

Sottovalutarla è un errore grossolano. Le certezze che avevi vacillano. Crollano del tutto sul misto. Saresti naturalmente portato a pensare che un’auto così elegante non possa indossare che i tacchi a spillo. Scopri invece che la Gtv se ne va in giro con delle più pratiche e grintose Sneakers. E lo fa senza perdere un grammo della sua sensualità.

Sulle strade sconnesse si svela una sorpresa. Le sospensioni Multilink rendono tranquilla la marcia nonostante le sollecitazioni e l’assetto, rialzato di una manciata di millimetri rispetto a quanto ti aspetteresti su una classica coupé, basta a evitarti un infarto a ogni dosso.

Guidarla (quasi) ovunque, quindi, è un piacere quasi quanto vederla: altro che Fiat Tipo, altro che marchio morto. Scusami, Gtv e grazie per avermi costretto a cambiare idea.

Giovanni Vasso


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