Correva l’anno 1989, storie di uomini e donne d’azione s’intrecciano in una miriade di intrighi e tradimenti negli ambienti di una Berlino ancora divisa dalle ideologie e dal filo spinato. Una piccola descrizione della pellicola ispirata dalla storia a fumetti “The Coldest City” di Antony Johnston. Il film, co-prodotto da Charlize Theron, dal titolo “Atomica Bionda” sfrutta al massimo gli anni finali della guerra fredda, con ambientazioni curate nel dettaglio che raccontano quel periodo, narrando e ricordando un’epoca difficile per il mondo intero.
A questo punto mi piacerebbe chiedervi: qual’è il modo migliore per catapultare una scenografia, in questo caso una strada berlinese, nel modo più velocemente possibile, in un’altra epoca? L’abbigliamento dei passanti, i dettagli di negozi? Certo, ma il maggior impatto, almeno per me, lo fanno i veicoli! E di sicuro lo pensano anche gli scenografi di Atomica Bionda, perchè il film è anche un’ode alle auto e moto di quel periodo, di tutte e due le “fazioni”.
E il film comincia subito col botto: la protagonista appena arrivata a Berlino cade in una trappola, scatenando ad una scena d’azione in cui una Porsche 911 Carrera (Modello 964 del 1989) da la caccia ad una Audi V8 D1 (3.6 di cilindrata, circa 250 cv). Dopo l’inseguimento, finito con la distruzione della Audi V8 con uno stunt non di poco conto, il film continua con un giro panoramico per la Berlino della guerra fredda, proprio sulla Porsche.
Nelle scene poco prima l’inseguimento viene “presentata” quella che, per me, è una delle protagoniste del film anche se viene mostrata forse soltanto due volte. Una bellissima BMW R 90 S, prodotta dal 1973 al ’76, con una velocità massima di 200 km/h e un fascino vintage innegabile. Con un colore particolare e con un cupolino che ricalca le curve morbide del design di quegli anni, non credo di essere stato l’unico a notarla.
Nel film, ovviamente, non mancano i riferimenti alle auto meno “glamour” ma non per questo meno eleganti e degne di nota. Anzi, forse sono proprio queste a dare il dettaglio maggiore allo spettatore, e fargli arrivare quelle “vibrazioni” anni ’70-’80, come ad esempio: una Skoda 100 (typ 722), una (nuovissima per quegli anni) Volkswagen Passat CL B3 [Typ 35i], una Lada 1600 (Mod 2106), una Trabant 601 Universal (a destra nella foto). Non mancano anche gli errori però! Per esempio, che ci fanno un Peugeot Boxer del ’94 (a sinistra) e una Opel Corsa Van del 2006 (oltretutto molto raro come modello) in questa foto?
Ma nonostante alcuni errori, perdonabili di certo, alla fine del film si rifanno con un’auto a volte sottovalutata ma che non ha niente da invidiare a nessuno, anzi. Ora, non vorrei fare spoiler quindi… Se non avete ancora visto il film chiudete qui l’articolo! Se invece, come me, siete arrivati alla fine del film e nell’oscurità totale di un aeroporto avete messo in pausa avete sicuramente notato (nonostante l’assenza di badge e di luce) una Alfa Romeo Montreal!
Un’auto forse già un po’ datata per l’anno in cui è ambientato il film, il 1989. Perchè guidarla quindi, mentre tutte le altre spie sono “aggiornate” con le Audi V8 e le Porsche 964 e quant’altro? Forse per lo stesso motivo per cui è ricercata anche oggi: perchè lo stile davvero non muore mai.