Può essere intesa l’auto come opera d’arte? Qualche tempo fa Jeremy Clarkson, Richard Hammond e James May hanno provato a dare una risposta a questa domanda. Gli esperti da loro interrogati, hanno raccontato i mattatori di Top Gear prima e Grand Tour poi, glielo hanno negato. No, l’auto non può essere arte. Per un motivo semplice: l’arte deve essere per l’arte, cioé inutile o, detto meglio, priva di una funzione utilitaristica che ne farebbe un oggetto di uso comune.
È evidente che tale concezione dell’arte sia alquanto anglosassone, nord europea e americana. Di autentica impronta protestante. L’assolutizzazione del concetto che sfocia nell’autarchia del fine a se stessa. Da qui, da questa idea – che dalle gallerie s’è fatta strada in tutto il mondo occidentale – arriva anche l’impostazione delle critiche più feroci che riguardano l’arte moderna e contemporanea.
Ma questa concezione dell’arte, così astratta e assoluta, pare scontrarsi con la realtà. Se fosse come dicono, dovrebbe essere negata la “patente” di reperto artistico a quel capolavoro che è la Saliera di Benvenuto Cellini. Un’opera, commissionata da Francesco I di Francia, in oro, argento ed ebano, che è tutt’oggi custodita a Vienna, vera punta d’attrazione del Kunsthistoriches Museum della capitale austriaca. Un capolavoro ma con una (potenziale) funzione: quella di custodire le spezie e il sale sulla pur nobilissima tavola reale. Sarebbe da ipocriti o da integralisti dire che la Saliera non può essere arte perché, almeno in teoria, potrebbe avere una funzione meno nobile di quella di testimoniare l’arte per l’arte.
E se così è, come si può dire, senza arrossire, che le linee della Lamborghini Miura non sono un’espressione artistica? E quelle dell’Alfa Montreal o della Mercedes 300 SL, Ali di Gabbiano? E le Ferrari, dalla F40 alla Testarossa? Perché i milionari (beati loro…) si svenano alle aste delle case (d’arte…) per aggiudicarsi i migliori esemplari di questa o di quell’altra vettura?
Per questo sì, l’auto può essere arte.