Gli anni ’90 sono stati quelli delle coupé tascabili. Il genere, oggi, è praticamente esausto: sopravvive solo qualche restyling oppure qualche usurpazione di nomi, il futuro del settore è delle piccole roadster.
Ma (quasi) vent’anni fa, le coupé andavano (ancora) di moda. E per sfruttarla, l’Opel decise di creare una macchinetta che ebbe un clamoroso successo, la Tigra. Il progetto andò in produzione quasi intonso rispetto a quanto venne annunciato dai prototipi. Fu una delle auto che inaugurarono la globalizzazione del marchio tedesco che, altrove nel mondo, vendette la vettura sfruttando anche altri brand, oltre al “classico” Vauxhall inglese.
Derivata dal pianale della Corsa, in effetti era una piccola utilitaria debitamente mascherata da auto corsaiola. Entrò in produzione nel 1994/95, rimase in listino fino ai primissimi anni Duemila. Fu subito amore: nel mondo ne sono state vendute, a quanto riportano dati pubblicati da Wikipedia, oltre 250mila. La linea, come da copione per una coupé, sapeva essere grintosa ed elegante. Il coraggio di proporre colori e vernici innovative (la ricordate, quella gialla e quella similviola?) accanto ai grandi classici come il nero fu strizzare l’occhio, seducendo definitivamente, il target di riferimento, quello dei ragazzi e dei giovani under 35. Se l’estetica e la versatilità potevano essere un pregio, non lo era di sicuro la comodità. Difficile potersi mettere al volante per chiunque non avesse una silhouette da fantino senza patire dolori.
La Tigra era un’auto che si dimostrava molto versatile alle esigenze di giovani teste appassionate di motori e di elaborazione. Semplice e gestibile, se ne poteva fare praticamente di tutto. E infatti, sgommando tra i vecchi forum e le pagine di entusiasti del modello, c’è praticamente di tutto per quanto riguarda il cosiddetto tuning. L’auto aveva anche una certa anima sportiva e partecipò a rally e Il suo problema principale era la gestione della temperatura del motore (specialmente per la 1.4) che, talora, poteva far saltare la guarnizione di testa.
Qualche anno dopo, fu sostituita dalla Opel Tigra Twin Top, non proprio un successone di vendite. Poco più che un restyling, la TT, di un modello che ciò che aveva da dire l’aveva già espresso, negli anni, sgasando per le salite e le discese dei borghi italiani e non. Anche perché, almeno da una generazione, la sostituta della Tigra fu percepita nella coeva Opel Calibra.
Di quell’esercito di Tigra ne restano poche, almeno in giro. Spesso e volentieri, i proprietari di questo modello d’auto, giovani all’epoca e appassionatissimi di prestazioni e motori, hanno tratto il possibile e l’impossibile dalle macchine che hanno guidato. Sono intanto cresciuti, hanno messo su quella pancetta che magari impedirebbe loro di guidarla con la giusta comodità e, superata (per amore o per forza?) la passione per il tuning, hanno chiuso in garage le loro auto. Oppure le hanno cedute in cambio di qualche familiare.
In rete e in giro se ne trovano ancora molte, a prezzi a dir poco accessibilissimi. Chi è stato giovane in quegli anni ’90 potrà chiudere un occhio sui tremori che gli verranno sollevando il cofano motore e, magari, acquistarla senza sborsare molto. Almeno fino a che non la si porterà in officina.