Frugalità è massima ricchezza.
Epicuro
Che l’Alfa 75 sia la grinta fatta auto non c’è dubbio. Chi lo nega o è in malafede o, semplicemente, non la conosce per niente. Le linee, nervose e tese; il motore che borbotta e pretende di essere trattato con tutti i riguardi. Due serie e decine di modelli. Cose bellissime, forse irripetibili: penso, per dirne giusto una e forse anche banale, alla sensazione ufologica che dà guidare la 1.8 Turbo Quadrifoglio Verde.
Pensare che quando uscì, qualcuno disse che era brutta. Qualcun altro invece fece notare che era un modello arrangiato, in strettissima economia. Eppure la vettura è riuscita a smentire tutti, a vendere sui mercati e, cosa ancora più importante, a imporsi non solo tra gli appassionati ma addirittura nell’immaginario collettivo. Ricordate, voi, un solo film (magari di mafia…) ambientato negli anni ’90 senza nemmeno una piccola, striminzita, Alfa 75?
Tra tante sorelle meravigliose, incazzate e bellissime ce n’è una che viene considerata quasi la “sfigata” del gruppo. Si tratta dell’Alfa Romeo 75 1.6 a iniezione elettronica. Per di più, nel nostro caso, si tratta di una macchina della seconda serie dei primissimi anni ‘90. Tante sue omologhe sono finite squartate. Segate, piallate, distrutte, sezionate: i suoi pezzi estratti, montati e smontati a rappezzare, soccorrere, guarire altre e più nobili sorelle maggiori. Di una 75, di solito, non si butta mai niente.
Però questa macchina è sfiziosa. Non date retta a chi ve la sconsiglierebbe. Nonostante la potenza del motore sia alquanto limitata rispetto alle più veloci e grintose versioni a carburatori, turbo o di cilindrata maggiore, riesce lo stesso a impegnare – e divertire – il pilota. Mai credere di poterla spuntare, di tenerla “fatta”: è un’auto che pretende di essere rispettata anche se è si è alla guida del più standard dei modelli e degli allestimenti. Il motore sa il fatto suo; magari la ripresa lascia (giusto un po’) a desiderare ma sull’allungo non ce n’è per nessuno.
Il cambio è alquanto suscettibile: se siete sciatti, se non presterete l’attenzione giusta, non vi obbedirà. Mai. La trazione posteriore su quest’Alfa è al canto del cigno e si sente tutta, ma proprio tutta. Quindi, se guidate sui tornanti (ma anche se imboccate distrattamente una rotatoria…) fate bene attenzione. Basterà poco a farvi scodare, persino su una 1.6 a iniezione.
Se cercate il comfort, levate mano. Su quest’auto si sente tutto il fondo stradale. Chi è troppo abituato a correre sui 120 km/h in poltrona, qui rischia di trovarsi a 80 km/h su un ottovolante carico di vibrazioni. Ci vuole forza, concentrazione e capacità di sopportazione. È pur sempre una 75, mica un divano a diesel. Gli interni – almeno in questa versione – non sono un tripudio di stile e di bellezza. Ma il necessario non manca. Come il famosissimo freno a mano a impugnatura quadrata che incornicia il portaoggetti centrale. Un must.
Per approcciarsi al mondo Alfa, quello pre-164 (quindi prima della trazione anteriore), questa macchina può rappresentare una soluzione, meglio ancora: una “scuola”. Ha diverse mancanze, il modello, ma il minimo sindacale richiesto a un’Alfa 75 c’è. E tanto basta a farcela piacere.
Giovanni Vasso