È lei la più cercata e cliccata dagli italiani. L’auto storica a cui più ambiscono gli internauti – o almeno quelli che frequentano la piattaforma online di Subito.it – non è un’italiana. Ma (nemmeno troppo) a sorpresa è una tedesca. E che tedesca: è il mitico Maggiolino.
Dal 1948 a oggi, le versioni dell’iconica vettura Volkswagen sono state molteplici e hanno accompagnato almeno tre generazioni. Il design curioso unito all’affidabilità e ai costi ridotti di manutenzione e consumo ne ha decretato il successo, prima in Germania e poi nel mondo. A luglio di quest’anno ne è stato prodotto l’ultimo esemplare. L’ultimo amico se ne va, avrebbe detto Franco Califano. Certo, al marchio di Wolfsburg, almeno in Italia e in Europa è legato più di un mito. Ma anche un colosso come la Golf, rispetto al Maggiolino, deve – stando almeno ai conti e alle classifiche online – togliersi il cappello.
Il successo del Maggiolino, però, è prima ancora pop. Al cinema, in tv e nei fumetti. Tutto cominciò con il mitologico Herbie, il Maggiolino tutto matto che la Disney ha reso un successo su scala planetaria. Bardato di rosso e blu su classica verniciatura bianca, la vettura – dotata di volontà e intelligenza propria (mooolto prima di SuperCar) – sbaragliava le avversarie in ogni genere di corsa.
Anche il cinema italiano ha pagato tributo al Maggiolino. Ne compare uno, come vettura familiare, in Delitto sull’Autostrada del 1982. La scena, tra le altre, di Bocconotti Cinzia e dei “fregnoni” è un piccolo cult, l’ennesimo, che travalica la nicchia degli appassionati del genere e che ha contribuito a imprimere a fuoco nell’immaginario collettivo italiano le figure di Tomas Milian e di Franco Lechner cioé Bombolo.
Anche nel fumetto c’è spazio per l’icona Volkswagen. E per di più in quello italiano. Bianco, cabriolet, con la capote nera. Spesso e volentieri si inceppa e si ingolfa ma basta un calcione ben assestato a farlo ripartire nei momenti di più intensa suspence. È il Maggiolino targato DYD 666, che accompagna Dylan Dog da Craven Road 7 in tutta Londra, talora anche fuori dalla capitale inglese e persino nelle strade della Scozia paranoica di Inverness o dell’inferno.